Vanna Marchi la donna magica


 Vanna Marchi la donna magica.

La prima delle mie biografie immaginarie.


Il 31 ottobre è Halloween, festa delle streghe, celebriamo la ricorrenza “biograficamente” con una nuova rubrica: “DreamBio" biografie immaginarie di personalità pubbliche dal percorso di vita paradigmatico. L’idea mi viene in coincidenza di Halloween perché la prima persona di cui vorrei romanzare la vita, è Vanna Marchi la donna magica per eccellenza. L’idea mi ha assalito durante una conversazione a distanza con Fabrizio Valenza de L’Albero del Mistero e  Antonia Romagnoli, l’anfitrione del Salotto di Miss Darcy. Parlavamo di  streghe e potere femminile e sono stata colta dall’intuizione che le streghe esistono ancora e che Vanna Marchi sia una di queste. 

Chi altri, se non una strega, si sarebbe fatto anni e anni di galera per aver venduto del sale?



Da cosa si riconosce una strega come Vanna Marchi la donna magica? Da stigma e persecuzione

I magi sabei di Harran, cultori dell’antica scienza astrologica, dovevano trasecolare davanti all’impudenza di sibille e maghe dedite, senza formazione e patenti, ad ascoltatissimi oracoli. Di fatto, da sempre gli stregoni uomini portano nella magia la loro indole gerarchica e gregaria: da Nostradamus, a Cornelio Agrippa, a Cagliostro. Si mettono al servizio di un principe, al sicuro, sotto l’ala del potere. Le streghe femmine no. Spuntano dove e quando meno te lo aspetti, improvvisamente dotate di seguito popolare, pensiamo a Giovanna D’Arco, alle predicatrici e alle mistiche del Trecento: beghine, begarde, umiliate, catare… Margherita Porete fu arsa in Place de Greve a Parigi per aver espresso i medesimi concetti di Meister Eckhart lasciato invece indenne. Del teologo si condannarono alcuni articoli come eretici, ma solo post mortem.   Le streghe – e Vanna Marchi la donna magica non fa eccezione –  prendono alla sprovvista l’establishment e non c’è modo per metterle sotto controllo…. O quasi. 


Contro le streghe non resta che l’ingiustizia

Un modo per riportare alla disciplina le streghe c’è, in effetti: connotare come reato il loro potere perturbante sul piano sia intimo, sia sociale. Se pensiamo a come vennero raccomandati i bond della Parmalat ai risparmiatori, devono spiegarmi perché non hanno sbattuto in galera tutti i consulenti finanziari schierati dalle banche a collocare titoli truffa. I broker se la sono cavata con un buffetto, mentre per Vanna Marchi e la figlia Stefania Nobile si aprirono le porte del carcere.  


Il bosco di Vanna Marchi la donna magica

Le streghe femmina erano antisistema, non controllabili. A conferma di questa tesi c’è il loro giardino. Definisco “giardino” come area di potere. Vanna Marchi la donna magica aveva un orto immenso, spaventoso, potenzialmente senza confini… si estendeva ovunque potesse giungere lei in video e in voce. Il giardino è l’area di potere del suo signore. Vale per il giardino di Eden e per i sagrati delle chiese, ma anche per i chiostri dei monasteri femminili e per il giardino di Armida, la maga di Tasso. E per il bosco della strega nella favola di Hansel e Gretel. 

E sì, se state pensando all’aiuola di Grignani, voglio arrivare lì, ma ma non per argomentare in modo scontato. 

Non è per il richiamo al grembo femminile che i giardini delle donne nella simbologia sono rotondi mentre quelli maschili sono rettangolari. No, i giardini delle donne sono rotondi – o comunque centripeti – perché il loro potere non è gerarchico, quelli maschili sono rettangolari perché vincolati a una via di fuga prospettica e dunque esprimono autorità. 


L’aiuola non è di Grignani

L’aiuola di Grignani c’entra, ma per confermarci che, al centro della caccia alle streghe, c’è la quintessenza del potere. 

Il grembo femminile è il giardino su cui l’uomo adamico, diciamo l’uomo di base, esercita il potere. Il potere elementare del maschio è definito dal grembo femminile, quello è il suo giardino primario. Mancare di controllo su quel giardino smarrisce la potenza maschile alle fondamenta. Senza quel piccolo orto selvatico, puoi avere Versailles ma ti sentirai impotente. Vanna, la donna magica, corrisponde in pieno a questo paradigma, non chiede il permesso, si impone per la propria abilità di imbonitrice, la colpiscono, si rialza, non si arrende. Dalla sua, ha larghi strati popolari affabulabili, e il denaro, sempre di più. Qualcosa invariabilmente scatta presso i tocchi della nostra repubblica disastrata, la necessità di epurare il panorama sociale dall’anomalia. Come sempre. Ancora. 

Perciò mi piace immaginare Vanna bambina intenta a giocare con i pentolini e con le bambole. Me la vedo porgere il cucchiaino alla più smunta e cercare di convincerla a mangiare, farlo con parole che solo Vanna sa trovare… Sono convinta che quella pigotta ha vuotato il piatto, e se lo dico io dovete credermi. Vanto la patente ufficiale di donna magica. Me la diede Gabriele La Porta decenni fa, quando, per via di una mia certa qual sensibilità alle sincronie, mi piazzò in cima al suo libro “Le donne magiche”, appunto.  


Post popolari in questo blog

C’è un giornalista per te: pubblica la tua autobiografia

Esce oggi il giallo autobiografico del ragazzo ucciso sulla Riva del Po

Tra immobilità e disfunzionalità: gli occhi di Sempio.