Raccogliere la storia di un criminale

 Raccogliere la storia di un criminale

Telefonate da Sin City per raccontare la storia di un criminale

Luca mi chiama dagli arresti domiciliari, da Sin City, la sua è la storia di un criminale. Dalla suburra romana, dalle sale gioco, dai templi del riciclaggio di Casamonicaland. Questo è il suo mondo e mi ci vuole portare. In realtà parla dalle cave di tufo di Guidonia, la sua casa sta lì. Voce vellutata da artista della truffa, inflessione romanesca ma nemmeno troppo, la erre arrotata: «Vuoi che ti racconti di quando facevo il cercatoRe d’oRo?»

Certo che sì. 

Conoscere bene un criminale

Io sto sotto un noce così grande che lo vedi da Bazzano, il paese al di là della valle, e sono consapevole che conoscere la storia di un criminale non capita tutti giorni. 

Il realtà Luca non è un criminale tipico, è la versione principesca, è una persona civile, sa rapportarsi con le persone… Oddio forse è la sua specializzazione nella truffa a richiederlo. Ma insomma, basta qualche mezz'ora al telefono e diventa il mio criminale preferito. Tanto, che faticherò a lasciarlo andare al termine delle venti interviste programmate e ne faremo diverse in più.


La storia di un criminale ha momenti difficili

Del resto, come fai a resistere? Ti racconta di Rebibbia, di dove si nascondono i telefoni cellulari, per esempio, e mi ispira una nuova ricetta, le “Quaglie in Carcere”, con un tartufo nero calzato bene all’interno. Mi parla di Gianni Celeste e scopro per la prima volta il mondo musicale parallelo dietro le sbarre. I miagolii arabi sparati al massimo, alternati a quelli arabeggianti della musica napoletana. Per scrivere la storia di un criminale devo capire.

Vado a documentarmi su Gianni Celeste. La video clip online di “Tu sei unica” me lo mostra in giacca a quadretti, tatuaggio ben in evidenza sul polso, alla guida di un macchinone. Quando Samantah la Oss verrà a fare l’igiene a mio padre, rafforzerà le mie competenze. Figlia di un camorrista di vaglia, lei di Gianni Celeste sa tutto. 


Rappare è sempre meglio che fare gli impicci

E poi ci sono i rapper napoletani. Luca me ne cita uno “ Pandetta”. Orgogliosamente, dice:

«Non è per dire, ma è mio amico.» 

E io:

«Scusa, neh, non lo conosco. Ho cercato in rete, ma mi è venuta fuori una cantante australiana. Che ci fa a Guidonia?»

«Ma quale?!?! Niko Pandetta! Niko-oo! – dice, – stava da Giletti, che non vonno crede che s’è ripulito.»

«Ahhh…» Del resto rappare è sempre meglio che fare gli impicci. Riparto a piedi nel Web e capito in una festa dove Pandetta il rapper intrattiene un gruppo di signori cattivi e signore con capelli lisci, scriminatura centrale, nero corvino d’ordinanza. Perché le donne dei boss sono tutte così? Nel senso di… “gaiiiarde”? 


Il crimine è un mestiere

Ascolto le mirabolanti avventure di Luca in Africa, a setacciare melma rossa e a cercare di vendere mercedes in una enclave pirata tra la Mauritania e il Fronte del Polisario… e capisco che fare il criminale è un mestiere. 

Quello sai fare. È il tuo lavoro. Passare a cassiere della Unes è improbabile quanto lo sarebbe per me andare a mungere vacche. Non reggerei la fatica, mi sembrerebbe terribile tutto quel freddo, con le mani bagnate, d’inverno.

Così è impensabile per Luca andare a lavorare, accettare la monotonia grigia di giorni tutti uguali. Darsi al crimine è la risultante di una formula precisa: amore per la bella vita  e nessuna etica del lavoro. Se non sei intonato, non hai scampo.


Ognuno vive come può

Poteva fare il piccolo imprenditore edile Luca, a vent'anni, come il padre, ma nella sua vita entra un personaggio che sembra ottenere tutto senza sforzo e Luca si dice “perché no”? Ci metterà altri vent’anni per capire quanto sia negativo questo soggetto, e a sganciarsi. Ma lo farà mai veramente? Il fatto è che ognuno vive come può. 

Ascoltare Luca e scrivere la storia di un criminale mi è servito a capire questo e a perdonare mio padre. Sorrido all’avventura umana del mio mascalzone preferito e mi prendo in casa un vecchio in demenza picchiata, un uomo terribile che ha rovinato la vita di mia madre e ha dissipato una ricchezza vecchia di cinque secoli. Perché alla fine, ognuno vive come può.




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